Ad Ariano Irpino dodici consiglieri comunali hanno ufficialmente presentato la sfiducia nei confronti del sindaco Antonio mainiero. Le motivazioni sono riconducibili alla lamentata perdita di autorevolezza e all’isolamento istituzionale nel quale la città sarebbe piombata in questi ultimi tempi. L’atto è stato trasmesso tramite fax ed acquisito questa mattina al protocollo generale. La sfiducia contiene le firme dei consiglieri Gaetano bevere, Federico Bongo, Vincenzo caso, Giovanni Cicchella, Antonio Della Croce, Benvenuto De Pasquale, Carmine Grasso, Giovanni La Vita, Mario Manganiello, Antonio Ninfadoro, Alessandro Pannese e Antonio savino. Pare che il nome di Antonio Della Croce non sia stato seguito dalla sua sottoscrizione, ma nei fatti la circostanza non muterebbe la sostanza dell’atto che rimane essenzialmente politico. E’ ancora presto per affermare che l’amministrazione sia entrata in crisi perché a norma dell’articolo 51 dello statuto comunale, invocato anche dai sottoscrittori della mozione di sfiducia, il presidente del consiglio, Giovanni La Vita, dovrà convocare il consiglio comunale in un periodo compreso tra i dieci ed i trenta giorni per consentire all’assemblea cittadina di discutere la mozione e metterla ai voti. Non è fatto obbligo ai sottoscrittori di votarla anche in consiglio, quindi teoricamente l’iniziativa politica potrebbe anche sgonfiarsi a seguito del chiarimento in consiglio. E c'e' chi pensa che alla fine qualcuno potrebbe cambiare idea. Il primo cittadino convocherà la conferenza dei capigruppo all’inizio della prossima settimana e deciderà il percorso da seguire per provare a tamponare l’ennesimo intoppo nel quale l’amministrazione rischia di inciampare. Da tempo l’opposizione con la collaborazione di alcuni esponenti politici fuoriusciti dalla maggioranza che aveva sostenuto Mainiero alle elezioni sta provando a chiudere la consiliatura prima del tempo, ma considerato che siamo negli ultimi mesi prima dello scioglimento naturale del civico consesso, è probabile che non ci sia un interesse politico ad alimentare una crisi di fine consiliatura.
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