Sembrava che le acque si fossero calmate. Che il Pd irpino avesse trovato, finalmente, un po’ di pace e unità. Ma il sogno dei militanti si è presto infranto. A Via Tagliamento è tornata la guerra tra fazioni. Enzo Venezia, finito nel mirino di Fierro per aver elogiato la massiccia adesione di moderati al partito, non poteva esimersi dalla controreplica al leader della sinistra interna: “Non credo proprio che prima di rilasciare qualche dichiarazione debba chiedere il permesso a Lucio Fierro. Mi ricorda il centralismo democratico di antica data. La mia è una scuola profondamente diversa”. Insomma, perché adirarsi tanto se i moderati hanno scelto il Pd? Venezia, però, dribbla i dubbi di Fierro sulla poca trasparenza del tesseramento e difende dagli attacchi la segretaria provinciale Lengua.
Ma a creare scompiglio non c’è solo la guerra tra l’ex comunista e il democristiano.
Un'altra mina, più o meno vagante, è pronta ad esplodere. A piazzarla ci ha pensato Gerardo Adiglietti, democratico con tessera ma senza incarichi. Con una sua iniziativa autonoma ha convocato per lunedì ad Avellino tutti i segretari del centrosinistra. Iniziativa che ha mandato su tutte le furie via Tagliamento. L’attivismo di Adiglietti, il confronto con gli alleati, delegittima di fatto la segreteria provinciale, denunciandone l’inerzia.
Altra carne al fuoco l’ha messa ieri il centrosinistra alternativo, coalizione nella quale si riconoscono Pdci, Sel, Rifondazione e movimenti.
L’appello suona come un ultimatum, l’ennesimo: il Pd scelga se mettersi alla testa di una coalizione progressista, o se preferisce allearsi con l’Udc e diventare una forza moderata.
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