Da un lato le richieste degli operai, dall’altro l’autodifesa della politica. Il documento video che vi proponiamo qui, è emblematico, in qualche modo, dello stato in cui versa la nostra provincia, forse anche il Paese. Si tratta di un ampio resoconto, live e senza commento, di quanto accaduto presso la sede del Partito Democratico di Avellino dopo l’occupazione, lampo e pacifica, da parte di una delegazione del Comitato di resistenza operaia. Alla fine sì è riusciti a strappare un incontro con Bersani in programma per mercoledì prossimo alle 15. Ma al di là della cronaca, dagli interventi delle maestranze, dei dirigenti del Pd, emerge innanzitutto un dato: la distanza tra il mondo del lavoro e la politica. Le tute blu, a ragione, sono stanche dei convegni, delle parole, delle conferenze. Non ci credono più. E quindi si lasciano andare ad attacchi, anche sopra le righe - va detto – a dirigenti che molto non possono fare.
Dal canto loro, e questo è il secondo aspetto che emerge, la politica dimostra tutta la sua impotenza di fronte a processi che non riesce ad indirizzare. Vale per un Governo, figurasi per il partito di una provincia sperduta. Quindi, è costretta a giocare in difesa, ad agitare lo spauracchio di Grillo, per dire che alla fine la politica, con tutti i se e i ma del caso, è l’unica strada.
C’è un altro dato da sottolineare: la divisione tra i lavoratori. “Le Rsu non ci rappresentano”, urla uno degli operai nel video. Il fronte, infatti, è diviso. E’ diviso tra Cgil, Cisl e Uil, nonostante le apparenze. E’ diviso alla base, tra Rsu e Comitato di resistenza operaia. E poi, ancora, c’è l’Ugl che si muove autonomamente.
L’unione fa la forza è un vecchio slogan. Forse per la Irisbus non basterebbe comunque. Di certo la balcanizzazione, la frammentazione della lotta, non aiuta la causa. Come non aiuta la causa nemmeno inveire contro le persone alle quali, nel contempo, si chiede un impegno per cercare di risolvere la vertenza.
Ha detto bene il vicesegretario Francesco Todisco: "La disperazione vostra è anche la disperazione di chi fa politica. Quella politica che vede nella chiusura dello stabilimento il venir meno di tante battaglie fatte da generazioni di classi dirigenti. Se non partiamo da questo, non credo che potremo mai comprenderci". Come dire: se ci chiedete di fare delle cose, dovete ritenerci legittimati a farle, altrimenti l'interlocuzione è improduttiva. Chi chiede alla politica di salvare l'Irisbus, ammesso che i partiti siano nelle condizioni di salvare qualcosa, nella politica ci deve credere. Altrimenti è come chiedere il miracolo della resurrezione a chi si ritiene essere il proprio assassino.
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