Da sempre si cerca di evidenziare l’importanza dei siti e dei reperti archeologici, che rappresentano il volano per l’economia e l’occupazione di un’Irpinia ricca di siti. A sostenerlo sono i vari sindaci che intanto chiedono una maggiore considerazione da parte delle istituzioni per il rilancio di questo settore molto spesso trascurato e non tenuto in grande considerazione. Si potrebbero fare moltissimi esempi di aree archeologiche trascurate come Aequum Tuticum ad Ariano dove ci vorrebbero altri scavi per il completamento del percorso delle ricerche iniziato già 10 anni fa in un parco che è rimasto fermo e degradato e per il quale necessitano altri fondi. Il patrimonio storico artistico-culturale nelle nostre zone è notevolmente trascurato e avrebbe bisogno di una maggiore valorizzazione, in effetti viene ribadito dai sindaci dei paesi ufitani su cui insistono i siti archeologici, che i parchi come le bellezze del territorio, dovrebbero essere disposti su un unico percorso turistico, garante della promozione di un area e non di una singola location perché solo così può essere superata ogni inutile e sciocca polemica campanilistica. In conclusione a Mirabella come ad Avella e Ariano, c’è necessità di mettere in pratica una serie di attività per una maggiore attrazione di visitatori con la consapevolezza da parte della Regione Campania che non va salvaguardato solo il patrimonio dell’area napoletana, ma anche quella delle zone interne a vocazione artistico culturale al fine di lanciare sul mercato pacchetti competitivi con offerte turistiche appetibili. A breve dovrebbe partire un’iniziativa che si prefigura assolutamente interessante per una vasta area irpina e cioè si punta alla costituzione di una rete tra i castelli d’Irpinia dando vita a modelli di recupero e gestione degli antichi manieri che dovrebbero essere poi inseriti in un circuito progettuale ad hoc, capace di proporsi quale motore di una nuova politica di sviluppo locale.
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