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Ruralis: la start-up di un giovane irpino, Nicolas Verderosa, che gestisce oltre 300 proprietà in tutta Italia

Investire per affittare è ormai uno dei trend preferiti dagli italiani che acquistano una seconda casa con l’obiettivo di trasformarla in una fonte di reddito.Ma, prima di tutto, serve capire dove investire. E in questo, l’Irpinia – con i suoi borghi, i suoi paesaggi autentici, la sua identità rurale – può tornare a essere protagonista.Nonostante venga ancora definita con l’etichetta burocratica e un po’ dispregiativa di “area interna”, questa Terra è ricca di risorse ambientali, culturali e umane. E soprattutto, è abitata da menti brillanti e testarde, da giovani che tornano e credono in un futuro possibile, come Nicolas Verderosa, Forbes Under 30, CEO e founder di Ruralis.Con Ruralis, Nicolas gestisce oggi oltre 300 proprietà in tutta Italia, partendo proprio da qui, dalla sua Irpinia. L’ho incontrato per farci raccontare la sua storia di ritorno, impresa e visione. 

Nicolas, parlami di te e consenti ai nostri lettori di conoscerti un po’.

Ho lasciato l’Irpinia a diciott’anni, con un bagaglio di sogni. Ho studiato economia a Milano, poi ho deciso di arricchire la mia formazione vivendo in Lettonia e in Spagna. Quei mesi mi hanno insegnato tanto: a cavarmela da solo, a capire nuove culture, a uscire dai miei confini.Dopo la laurea triennale, invece di continuare con la magistrale, ho fatto una scelta controcorrente: partire per New York. Ho trovato lavoro in una multinazionale del turismo e poi in un’azienda contabile. Non è stato facile. Ricordo centinaia di candidature inviate, senza ricevere risposte. Ma in quel momento ho capito una cosa importante: non basta cercare lavoro, bisogna chiedersi dove e come si può essere utili. È così che ho unito due mondi: il turismo e le mie radici.

Come moltissimi giovani irpini sei partito e con te hai portato la tua terra nel cuore, prendendo ispirazione da questa per il nome del tuo progetto più ambizioso: raccontaci di Ruralis.

Ruralis nasce dal desiderio di dare nuova vita a un patrimonio dormiente: le seconde case, le abitazioni nei borghi, quelle spesso vuote e dimenticate. All’inizio, la sfida più grande è stata culturale: le persone erano diffidenti verso la parola “agenzia”. Pensavano fosse solo un modo per far pagare di più.Io ho voluto fare il contrario: creare fiducia. Ho proposto una formula chiara, onesta. Nessun guadagno per me se non portavo prenotazioni. Solo il 10% per ogni soggiorno effettivo. La prima casa era a Frigento e Angelo il primo proprietario di casa. Da lì, a piccoli passi, è cominciato tutto. Oggi Ruralis è presente in tutta Italia, ma il cuore è sempre qui. 

Il rapporto con i tuoi genitori come è stato: ti hanno sempre appoggiato?

Il desiderio di mia madre era che diventassi insegnante, credo che il mio desiderio di evadere e viaggiare ad un certo punto l’abbia spaventata ma lo comprendo.Ero e sono ancora molto giovane, quindi come ogni genitore che desidera il meglio e mettere al sicuro un figlio, mia mamma non desiderava che rischiassi così tanto.I miei genitori sono sempre stati felici dei traguardi accademici che ho raggiunto e io lo so che sono orgogliosi e fieri, ci sono stati momenti più che di scontro di confronto, sono i momenti che hanno delineato la mia personalità, gliene sono grato.Ai ragazzi che hanno un sogno da realizzare consiglio di provare a realizzarlo a tutti i costi, e di trasmettere alle persone vicino l’importanza che riveste per noi, chi ci vorrà bene, sarà in grado di starci accanto. 

Se dovessi definire queste tre parole: turisticità, attrattività, vocazione turistica, cosa diresti in relazione alla tua esperienza sul campo e al desiderio di sviluppo delle aree interne grazie al turismo?

Sono tre parole che si intrecciano e raccontano una stessa verità: il potenziale.La vocazione turistica non ce la siamo inventata: ce l’ha data la natura. I nostri paesaggi, il cibo, la lentezza, la genuinità… sono tutte risorse che ci rendono unici.Ma senza visione e lavoro, non basta. La turisticità e l’attrattività si costruiscono giorno dopo giorno, migliorando l’accoglienza, creando servizi, credendo davvero che anche un piccolo borgo può essere una destinazione. 

Come si sta evolvendo il tuo progetto: all’inizio sembrava un modo per promuovere i borghi e aiutare le persone nella ricerca di sistemazioni per l’esplorazione dell’Irpinia. Oggi gestisci oltre 300 proprietà, non solo in Irpinia. In che direzione stai andando?

Il progetto è cresciuto più in fretta di quanto immaginassi. Abbiamo superato le 300 proprietà gestite, di cui circa 50 in Irpinia. Il resto è distribuito in diverse regioni italiane. Ma questo non significa che ci siamo allontanati dalla nostra identità.Voglio continuare a investire nel territorio, creare occupazione locale, lavorare con persone capaci. Il 30% del mio team è composto da giovani irpini ma non assumo solo perché sono “del posto”: serve competenza, serve passione. Solo così possiamo costruire qualcosa di solido, se non fossimo meritocratici faremmo solo un danno al nostro territorio. 

In cosa ti differenzi dai big del management di proprietà come Airbnb?

Airbnb e Booking sono strumenti. Ruralis è un ponte tra i proprietari e questi strumenti. Noi ci occupiamo della gestione completa: dalla promozione alla prenotazione, dall’assistenza all’ospite.Ci mettiamo la faccia, siamo presenti. Non siamo solo un algoritmo: siamo una voce, un contatto umano, un supporto reale per chi vuole affittare senza stress. 

Dal primo gennaio 2025, il settore degli affitti brevi è stato oggetto di una profonda revisione normativa. Ci dici la tua? Comprare una seconda casa perché se ne possa trarre profitto è ancora una buona idea, tenendo conto dei numeri?

Le nuove norme hanno creato un freno, soprattutto nei grandi centri urbani dove forse era necessario. Ma per le aree interne è stato un colpo immeritato. E qui entra in gioco la politica, o meglio: l’assenza della politica. Nessuno ha rappresentato le istanze dei piccoli territori, nessuno ci ha difeso.Io credo che il turismo rurale sia una risorsa strategica per l’Italia, ma finché non lo capiranno anche le istituzioni, resteremo invisibili. Non sono mai stato coinvolto in iniziative riguardanti il comparto turistico per il Territorio; eppure, dedico tutto il mio tempo e le mie energie a tutto ciò, mi duole dirlo ma sembra sempre che la politica non favorisca l’imprenditoria, anzi quando le cose sono già difficili, sembra ci si diverta dall’altra parte a renderle impossibili.Nonostante questo, sì: comprare una seconda casa resta un buon investimento, se ci si affida a una gestione seria. C’è ancora tanta voglia di scoperta, di autenticità. Il turismo di prossimità non è una moda passeggera, è un nuovo modo di vivere i luoghi.

Nicolas, abbiamo terminato, vuoi dirmi ancora qualcosa?

Per me e per il mio Team è un momento d’oro, abbiamo ottenuto un finanziamento a fondo perduto da 1,8 milioni di euro nell’ambito del programma Montagna Italia, promosso dal Ministero del Turismo e finanziato dal Fondo Unico Nazionale per il Turismo.Sarei davvero lieto di coinvolgere imprenditori del Territorio e dimostrargli le infinite possibilità, ad oggi di 78 investitori solo 3 sono irpini, spero che questo numero possa salire.

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