di Marika Borrelli
Qualche settimana fa, sono stata invitata dall’Associazione Culturale Leggimi Forte (che bel nome!) a ragionare, insieme con la psicologa Simona Toto, degli effetti dell’abuso di internet e dei social network sulle persone, ed in particolar modo sui ragazzi. L’incontro è avvenuto a Pomigliano d’Arco presso i locali de La Distilleria Culture District, un reperto post industriale nel centro della cittadina, riattato e ri-adibito a libreria, bar e lounge, sale convegni, locali per la formazione. Oltre a Leggimi Forte, l’evento era stato organizzato anche dall’Ass. Leo di Pomigliano. Nelle foto che potete vedere in gallery, sono con me la psicologa, il presidente di Leo Luigi Delle Cave ed il vulcanico animatore di Leggimi Forte, Pasquale Avallone.
Simona ha raccontato della sua ricerca svolta in una scuola superiore per capire se e come i ragazzi fossero affetti da disturbi relazionali dovuti ad abuso da computer. La sindrome da abuso è (o sta diventando) abbastanza frequente, tanto che si pensa ad annoverarla nel DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), cioè la bibbia dei disturbi mentali.
Il fenomeno in Italia non è endemico nè raggiunge i parossismi degli hikikomori, teen-agers giapponesi che si rinchiudono nella loro stanza ed interagiscono solo telematicamente. Però, la iper-dipendenza da internet è stata diagnosticata anche da noi e viene trattata alla stregua di qualsiasi altra dipendenza: alcol, droghe, gioco d’azzardo, scommesse. Al Policlinico Gemelli di Roma esiste un dipartimento apposta.
Il mio umilissimo ruolo all’incontro è stato quello di evitare inutili apocalissi, raccontando che una saggia istruzione sul mezzo — soprattutto da parte dei genitori e della scuola — aiuta certamente i ragazzi a non abusarne e a non far diventare internet, e i social network, il surrogato delle attenzioni a loro necessarie per crescere e strutturarsi come individui. Il nesso è che le interazioni telematiche provocano lo stesso tipo di soddisfazione del sesso e delle relazioni interpersonali in genere. Non aver alternative ‘umane’ al computer provoca un maggior attaccamento allo strumento informatico. La prevenzione non è vietare internet ai ragazzi, ma accompagnarli nei loro approcci.
Sì, certo, abbiamo chiacchierato anche del libro.
Marika Borrelli è autrice di Come pesci nella rete. Trappole, tentacoli e tentazioni del web
L'articolo sopra è tratto dal blog Bella e d'annata
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