Delusione Avellino, inevitabili proteste e classifica che si fa maledettamente pericolante. La festa del lavoro non porta bene ai biancoverdi che nell’infrasettimanale di ieri naufragano contro il Cittadella, perdendo per due a zero in un secondo tempo fatale. La squadra di Foscarini aveva ben retto la prima frazione di gioco, ed anzi, ne era stata protagonista con azioni molto ben congegnate, giocate in ampiezza e belle trame che avevano dato la netta sensazione che i biancoverdi avrebbero potuto piazzare il colpo del ko nella ripresa. Ed invece nulla. Una prodezza ed un contropiede avversario stendevano per l’ennesima volta i lupi, pericolosamente risucchiati in pienissima zona retrocessione. Certamente si può continuare a guardare avanti, perché ci sono ancora tre partite da disputare con scontri diretti che potrebbero rivelarsi fondamentali, ma è chiaro che vedere una squadra non proprio esuberante, dovere affrontare partite da dentro o fuori in questo momento dà qualche ansia. Foscarini continua a predicare calma, e continua anche a sostenere a chiare lettere di credere nella salvezza. Meno convinti appaiono i tifosi, che hanno contestato a fine partita la squadra, contravvenendo parzialmente a quel patto che voleva ogni componente muovere nella stessa direzione. La contestazione nasce però dalla constatazione di una mancanza di risultati che sta divenendo patologica. La scossa occorre prima che sia troppo tardi. La spaccatura anche tra i contestatori è netta. C’è chi ormai si dice stanco della situazione, chi invece invita, nonostante le proteste, ad attendere la fine del campionato prima di trarre conclusioni. C’è anche chi ha addirittura invocato un ritorno di Novellino, fino a un paio di mesi fa divenuto il capro espiatorio della crisi, ed ora da qualche parte invocato come unico possibile salvatore della patria. Oggi come oggi però c’è da pensare solo ed esclusivamente al prossimo impegno, che conduce ad Ascoli. Già dopo quella gara si comprenderà molto di più sul futuro dei lupi.
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