Preservata la fertilita' a una bambina di 10 anni colpita da tumore, in cura presso l'azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino. Quando alla piccola hanno diagnosticato il linfoma di Hodgkin - spiega l'ospedale in una nota - i genitori, dopo essersi informati sul percorso di cura da affrontare, hanno guardato anche piu' lontano, interrogandosi sugli effetti collaterali che nel tempo avrebbero potuto avere le terapie alle quali sarebbe stato necessario sottoporre la figlia. Cosi', su suggerimento dei medici di Oncologia pediatrica dell'azienda ospedaliera Santobono Pausillipon di Napoli, si sono rivolti all'Unita' operativa di fisiopatologia della riproduzione e sterilita' di coppia del Moscati.
Una volta che il caso e' stato presentato al responsabile del reparto, Cristofaro De Stefano, la soluzione e' stata studiata da un'equipe multidisciplinare del Dipartimento materno-infantile e si e' passati alla fase operativa. La bambina e' stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico, eseguito dal direttore dell'Unita' operativa di ostetricia e ginecologia, Italo Ardovino. Il professionista e il suo staff hanno dislocato le ovaie della paziente dietro l'utero, in modo tale da proteggere l'apparato riproduttivo dagli effetti della radioterapia. Contestualmente, hanno effettuato un prelievo di tessuto dalla zona corticale dell'ovaio. De Stefano e i suoi collaboratori hanno quindi provveduto a congelare il tessuto in azoto liquido, per consentire alla paziente un eventuale autotrapianto in eta' adulta, qualora i danni della chemio/radioterapia dovessero impedire la regolare funzione ovarica. Lo stesso principio che oggi, all'ospedale Sant'Anna di Torino, ha permesso a una donna che in passato era stata colpita da un cancro di diventare madre di una bimba.
La bambina, il giorno dopo l'intervento, eseguito un paio di settimane fa, e' stata dimessa ed e' tornata a Napoli per iniziare il ciclo di cure.
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