Nel periodo della riforma del mercato del lavoro, i giudici riconoscono i diritti dei precari. È il tribunale di Ariano che garantisce ad una professoressa con contratti a termine i diritti accumulati per la ricostruzione della carriera ai fini dell’inserimento nel corretto scaglione retributivo e condanna l’illegittimità dei contratti a termine. La professoressa assistita dal Codacons, stanca della situazione in cui versa da anni, si imbarca nel viaggio delle carte bollate e grazie ad una sentenza emessa dal Giudice Mariella Ianniciello si vede riconosciuti i suoi diritti. Secondo la sentenza l’uso dei contratti a termine è illegittimo ed inoltre “il conferimento delle supplenze annuali al personale docente ed al personale amministrativo può essere disposto soltanto per la copertura di posti effettivamente vacanti”. Per il Codacons si tratta di una pronuncia di tutto rilievo anche in virtù dell’individuazione dei criteri fondamentali per determinare in che misura ogni lavoratore a termine della pubblica amministrazione debba essere equiparato ai colleghi immessi regolarmente in ruolo. Ed infatti nel testo si legge che “Solo se sussistessero motivazioni oggettive collegate alla diversa natura del rapporto a termine e alla diversa professionalità propria dei lavoratori, sarebbero infatti giustificati criteri diversi nel computo dell’anzianità maturati. Da qui la conclusione del giudice del Tribunale di Ariano: non vi è ragione alcuna per differenziare l’esperienza maturata in rapporto con contratto a tempo indeterminato rispetto a quella propria di una relazione a termine. Sulla scorta di quanto detto il Ministero dell’istruzione è stato condannato a risarcire la docente con 30.000 euro a titolo di risarcimento danni e per le differenze retributive maturate. Una vittoria senza dubbio in tempi di dubbio mercato del lavoro.
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