Marcia indietro del prefetto di Avellino Carlo Sessa. Cestinata l’ordinanza che vietava il ritiro delle patenti per chi se metteva alla guida dopo aver bevuto. Da oggi, con una circolare emanata in mattinata dallo stesso prefetto, si torna alle vecchie disposizioni. La vicenda aveva sollevato un polverone e scatenato l’attenzione dei media nazionali. Sessa in una nota indirizzata a tutte le forze dell’orine, firmata il 20 luglio, ma divulgata solo sabato scorso, aveva innalzato il tasso alcolemico consentito portandolo da 0,8 grammi a 1,5. Solo una volta superato questo limite si poteva procedere al ritiro delle patenti. Alla base della decisione del Prefetto una motivazione di carattere procedurale. Nel disporre le nuove indicazioni, Sessa precisava infatti che era inutile togliere le patenti se poi, come si verifica sempre nella nostra Provincia, l’autorità giudiziaria provvede a restituirle dopo qualche giorno. Ciò comporta, oltre ad un inutile lavoro burocratico, il risarcimento da parte della pubblica amministrazione a quegli automobilisti cui è stata ritirata la patente. Insomma, nelle intenzioni del prefetto non c’era certo la volontà di essere tollerante verso chi si mette alla guida dopo aver alzato il gomito. Fatto sta che la notizia ha subito scatenato una polemica feroce, in qualche caso anche scomposta, nei confronti di Sessa, accusato di favorire gli incidenti stradali. Strali sono arrivati dalle associazioni delle vittime e dai sindacati di Polizia. Il prefetto è stato accusato di non rispettare le leggi dello stato e di voler modificare il codice della strada. Di fatto l’ordinanza non è entrata mai in vigore, visto che è durata lo spazio di un paio di giorni. Da oggi si torna alla vecchia normativa. Sulla retromarcia del prefetto avrà inciso sicuramente il bailame mediatico e forse, si vocifera, anche l’intervento del Viminale.
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