Con 298 si' e 309 no, l'aula della Camera ha bocciato a scrutinio segreto la domanda di autorizzazione - avanzata dai magistrati campani - ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Pdl Nicola Cosentino in relazione a un'inchiesta su riciclaggio e camorra. L'assemblea ha cosi' capovolto il parere della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Nelle dichiarazioni di voto, hanno detto no all'arresto, nell'ordine, Noi Sud, Popolo e territorio, Pdl e la componente radicale del Pd. Si sono dichiarati per il si' Alleanza per l'Italia, Idv, Fli, Pd. Ha annunciato liberta' di coscienza - confermando il dietrofront di ieri - la Lega.
A un voto "filtrato dalla coscienza" ha fatto riferimento l'Udc, che in Giunta - come il Carroccio - si era espressa per il si' all'arresto. Cosentino e' accusato dai magistrati campani di riciclaggio, falso, corruzione, violazione delle norme bancarie con l'aggravante di aver voluto favorire il clan dei Casalesi. Secondo l'accusa, Cosentino avrebbe fatto pressioni su Unicredit per far ottenere a un imprenditore legato ai Casalesi l'apertura di una linea di credito per cinque milioni e mezzo per la costruzione, mai attuata, del centro commerciale "Il Principe", a Casal di Principe. Per Cosentino si tratta della seconda richiesta d'arresto, dopo quella respinta dalla Camera nel 2009 e che porto' alle sue dimissioni da sottosegretario. In precedenza solo in cinque casi la Camera ha detto si' all'arresto di un deputato. L'ultimo in ordine di tempo e' quello di Alfonso Papa, dello scorso mese di luglio. Il primo si' fu pronunciato nel 1955 nei confronti del parlamentare del Pci Franco Moranino, accusato di aver ordinato nel 1944, come comandante partigiano, la fucilazione di cinque partigiani ritenuti spie e delle mogli di due di loro. Il secondo deputato e' stato Sandro Saccucci del Msi nel 1976, accusato dell'omicidio a Sezze Romano di Luigi Di Rosa. Nel 1983 poi la Camera voto' l'autorizzazione all'arresto di Toni Negri, chiesta dalla magistratura per reati connessi al terrorismo. L'altra richiesta d'arresto concessa dalla Camera risale al 18 gennaio 1984 nei confronti di un altro missino, Massimo Abbatangelo, per violazione delle disposizioni sulle armi, in seguito ad un attentato del '70 contro la sezione del Pci di Fuorigrotta, a Napoli. Da allora, fino al caso Papa, la Camera aveva sempre negato l'arresto per reati che non riguardavano gravi fatti di sangue mentre durante Tangentopoli furono respinte 28 richieste d'arresto.
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