La resa dei conti era nell’aria da tempo, soprattutto dopo lo scontro in aula in occasione del voto sul bilancio. Da un lato il sindaco Galasso, dall’altro Francesco Todisco, vicesegretario del Pd ed espressione della sinistra interna del partito che aveva accusato il primo cittadino di occuparsi più del suo futuro politico che di quello del capoluogo. Una situazione talmente insostenibile all’interno del gruppo democratico che il senatore De Luca, guida della pattuglia, ha deciso di abbandonare il campo. Da oggi De Luca, infatti, non ricoprirà più l’incarico di consigliere comunale. Troppe le divisioni interne, troppi i mesi passati a tentare di ricucire fratture. Un’operazione di mediazione lunga e tortuosa che però è fallita. Dunque il senatore, forte di una quasi certa ricandidatura, se ne starà esclusivamente a Palazzo Madama osservando da lontano una lotta fratricida che è solo all’inizio e che rischiava di stritolare anche lui. L’anno prossimo si andrà alle urne per il rinnovo del parlamento. Galasso ha già fatto sapere di voler essere della partita. Ma dovrà superare le resistenze della sinistra interna che sta facendo di tutto per impedirgli di arrivare a Roma. Il rischio è che il sindaco, sottoposto ad una operazione di logoramento, si ritrovi senza una maggioranza, e con l’inevitabile conseguenza di una fine anticipata del suo secondo mandato a Palazzo di Città, arrivando così da sconfitto all’appuntamento con le urne. Prima di rendere pubbliche le dimissioni con una conferenza stampa, De Luca ha riunito per l’ultima volta il gruppo consiliare: ufficialmente il senatore lascia piazza del popolo per gli impegni romani, per dedicarsi al partito. Al suo posto subentrerà Maria Elena Iaverone, prima de non eletti.
Cosa accadrà di qui all’anno prossimo è difficile dirlo.
Nelle ultime settimane il Pd è stato dilaniato da una contrapposizione interna che ha visto prima sotto accusa quei consiglieri che hanno aderito a Citta Nuove, la fondazione della Polverini; poi l’amministratore dell’Acs Gabrieli, accusato di incompatibilità; infine il sindaco per le sue aspirazioni romane. Ora sul tavolo ci sono anche le dimissioni di De Luca. All'orizzonte, invece, il tanto invocato congresso cittadino.
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